Rimini Romana: alla scoperta della sua storia

Rimini romana: 5 cose da non perdere! 

Ti sei mai chiesto cosa si può visitare a Rimini tutti i mesi dell’anno?

Questa città viene sempre ricordata per il suo legame con il mare e la riviera romagnola, ma c’è molto di più.

Le sue radici affondano in un passato ricco di storia e le sue origini risalgono proprio all’epoca romana che ha lasciato segni tutt’ora visibili mentre si passeggia o si pedala per le vie e piazze della città.

Se sei un appassionato di storia o semplicemente curioso ecco qui cinque cose da non perdere della Rimini romana: 

 

1) ARCO D’AUGUSTO

Al primo posto c’è lui: l’Arco d’Augusto.

Quest’enorme struttura si trova all’inizio del centro storico riminese ed è diventata uno dei simboli distintivi della città.

Costruito nel 27 a.C. per volere del Senato Romano con lo scopo di celebrare l’imperatore Augusto, è l’arco romano più antico di sempre.

Anticamente fungeva da “porta d’ingresso” della città.

Inoltre, coincideva con la fine della via Flaminia che collegava Ariminum a Roma.

Intorno all’arco si sviluppavano le mura di cui oggi si possono vedere solo i resti, mentre sulla sommità si notano dei merli che furono aggiunti solo in età medievale.

La struttura, inizialmente dipinta, sosteneva la statua bronzea di Augusto su una quadriga ed era dedicata a quattro divinità rappresentate all’interno di clipei: Giove, Apollo, Nettuno e Roma.

Sulla sommità dell’arco troviamo un’iscrizione, originariamente con lettere d’oro incastonate all’interno, che ci spiegano il motivo della costruzione della struttura e a chi è dedicata. 

L’arco non è mai stato dotato di una porta, questo perché venne costruito in tempi di pace durante i quali si era più propensi a un’apertura nei confronti del viandante/straniero.

Rimini è sempre stata una città accogliente fin dai tempi dei romani! 

 

2) PIAZZA TRE MARTIRI

Addentrandoci nel centro storico giungiamo nella piazza principale, il luogo in cui si congiungono il cardo e il decumano massimi: piazza Tre martiri.

Per via di un sole in stile rinascimentale rappresentato sulla pavimentazione, questa piazza è conosciuta anche come piazza del Sole.

Questa piazza è il luogo in cui partì la costruzione della città nel 268 a.C.

Perchè si chiama “Tre Martiri?” A cosa deve il suo nome? Durante la resistenza anti-nazista tre giovani partigiani vennero giustiziati proprio in questa piazza e in loro onore è stata posta una lastra commemorativa. 

Inoltre si possono ammirare la statua bronzea di Giulio Cesare e un cippo sul quale vengono riportate le famose parole del condottiero prima del passaggio sul Rubicone.

Sempre nella stessa piazza vi sono la Torre dell’Orologio il tempietto di Sant’Antonio. 

Per la pavimentazione sono stati scelti materiali tradizionali e locali come l’arenaria dura dell’Appennino, la selce fluviale e la pietra calcarea bianca.

 

3) PORTA MONTANARA

Anche se a prima vista può sembrare un semplice arco a tutto sesto, in realtà il termine “porta” è più che sensato.

Quando venne progettata, ovvero nel II secolo a.C., faceva parte di una struttura più imponente che presidiava l’estremità del cardine massimo della città ed era dotata di quattro ingressi principali.

Nei primi secoli d.C., l’arco volto a Nord venne tamponato e la porta, ridimensionata a un solo fornice, continuò a segnare l’ingresso alla città fino alla seconda guerra mondiale. 

Durante la guerra venne distrutta la parte ancora visibile mentre quella tamponata e inglobata nelle case adiacenti fu recuperata e ricomposta.

Dopo molti anni, nel 2003 sono iniziati i lavori per ricollocare l’antica Porta al suo posto d’origine attraverso lo smontaggio pietra per pietra. 

 

4) DOMUS DEL CHIRURGO

Proseguendo il percorso del centro storico ci si ritrova in una piazzetta (piazza Ferrari) dove negli anni 80 venne scoperto un importante reperto archeologico.

Una domus romana del II secolo d.C. in uno stato di conservazione quasi perfetto.

Il suo nome lo si deve al ritrovamento di 150 strumenti chirurgici all’interno di una cassetta, che fanno presupporre l’appartenenza della domus a un certo Eutyches che con tutta probabilità era originario della Grecia e svolgeva la professione di medico militare.

La storia di questo reperto è molto particolare.

Inizialmente venne distrutta da un incendio intorno al III secolo d.C. durante una scorreria a opera degli Alemanni.

Poi, venne in parte inglobata nelle mura cittadine di epoca tardo romana, in seguito fu usata come sepolcreto e poi come giardino e deposito per le provviste alcuni conventi locali.

In poche parole, nel corso dei secoli, non venne costruito nulla sopra la struttura originale ed è anche per questo motivo che si trova in uno stato di conservazione molto buono.

Gli strumenti chirurgici ritrovati nella domus rappresentano la collezione più completa e antica del mondo, che presenta pezzi unici mai ritrovati altrove, come il Cucchiaio di Diòcle che veniva utilizzato nell’estrazione delle frecce

 

5) PONTE DI TIBERIO

Al quinto posto della Rimini Romana c’è il ponte di Augusto e Tiberio.

Perché anche Augusto? Non era solo “di Tiberio”?

Il nome con cui è conosciuto non è sbagliato, ma solo incompleto.

Infatti, dall’iscrizione sui parapetti interni è stato dedotto che i lavori di costruzione del ponte iniziarono durante l’impero di Augusto nel 14 d.C. per poi essere ultimati con Tiberio nel 21 d.C., da qui “ponte di Augusto e Tiberio”.

Il ponte costituisce il primo tratto della via Emilia. Presenta cinque arcate a tutto sesto ed è stato costruito in pietra d’Istria, una pietra molto utilizzata nel versante adriatico.

Tra le arcate si inseriscono delle “edicole cieche” ovvero delle strutture architettoniche relativamente piccole a forma di tempio.

Il ponte si appoggia su piloni dalla struttura massiccia a loro volta dotati di speroni frangiflutti che hanno lo scopo di diminuire l’impatto e la pressione dell’acqua. 

Un’altra ingegnosa caratteristica del ponte riguarda la sua posizione. Chi ha osservato con attenzione avrà notato che il ponte è effettivamente storto, ma la cosa non è né casuale né frutto dell’ignoranza degli ingegneri romani.

L’asse del ponte è stato posto obliquamente per assecondare la corrente del fiume e ridurne la forza d’urto. Una trovata ingegneristica di un certo livello.

Durante i secoli il ponte è sopravvissuto a svariate vicissitudini quali piene, terremoti, il famoso attacco dei Goti nel 551 d.C. e il tentativo di esplosione durante la ritirata tedesca. 

Quando il Marecchia venne deviato, si scoprì che l’intera struttura poggia su un sistema di pali di legno e che senza la presenza del corso d’acqua il ponte tende a cedere.

 

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